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Il segmento testuale La Costituzione è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 12Entità Multimediali , di cui in selezione 4 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 698

Brano: [...]lavoro, a una retribuzione sufficiente ai bisogni dell’esistenza, all’educazione, al riposo, all'assicurazione sociale. Tutto questo è contenuto nella prima parte della nostra Costituzione. Nella stessa Costituzione però non esistono articoli i quali indichino concretamente quali sono i mezzi e gli istituti attraverso i quali verranno realizzate le indicate riforme e attuati i nuovi diritti del lavoro; anzi, quando si passa alla seconda parte della Costituzione stessa, la quale organizza in modo concreto il nuovo regime democratico, non vi è dubbio che in questa seconda parte la connivenza delle forze conservatrici della destra con queller della Democrazia cristiana è riuscita a fare passare una serie di disposizioni con l’esclusivo intento di. porre ostacoli e barriere all’azione di quell'assemblea di rappresentanti del popolo, la quale volesse veramente e speditamente marciare sulla via del profondo rinnovamento economico e sociale del Paese, applicando nei fatti le promesse della Costituzione. Per questo il nostro avvenire è incerto, poiché si po[...]

[...] è dubbio che in questa seconda parte la connivenza delle forze conservatrici della destra con queller della Democrazia cristiana è riuscita a fare passare una serie di disposizioni con l’esclusivo intento di. porre ostacoli e barriere all’azione di quell'assemblea di rappresentanti del popolo, la quale volesse veramente e speditamente marciare sulla via del profondo rinnovamento economico e sociale del Paese, applicando nei fatti le promesse della Costituzione. Per questo il nostro avvenire è incerto, poiché si possono prevedere scontri seri tra una parte progressiva che si appoggerà su una parte della nostra Carta costituzionale, e una parte conservatrice e reazionaria che cercherà nell’altra parte gli strumenti della sua resistenza ».

Lelio Basso, nella conclusione al suo volume « Il principe senza scettro » ricorda: « In un celebre discorso sulle Costituzioni, Ferdinando Lassai le dice: ” Le questioni costituzionali non sono originariamente questioni di diritto ma questioni di forza; la Costituzione reale di un Paese consiste soh tanto nei ra[...]

[...] parte progressiva che si appoggerà su una parte della nostra Carta costituzionale, e una parte conservatrice e reazionaria che cercherà nell’altra parte gli strumenti della sua resistenza ».

Lelio Basso, nella conclusione al suo volume « Il principe senza scettro » ricorda: « In un celebre discorso sulle Costituzioni, Ferdinando Lassai le dice: ” Le questioni costituzionali non sono originariamente questioni di diritto ma questioni di forza; la Costituzione reale di un Paese consiste soh tanto nei rapporti effettivi delle forze in esso operanti; le Costituzioni scritte hanno valore e durata solo quando sono l’esatta espressione dei rapporti reali esistenti tra le forze del Paese; ecco i principi fondamentali che voi vorrete ricordare A considerazioni analoghe era giunto Carlo Marx analizzando ne "Le lotte di classe in Francia ” le vicende della Costituzione repubblicanà francese del 1848. La Costituente era stata eletta quando era ancora vivo lo slancio rivoluzionario del febbraio, e se anche il fervore democratico s’era attenuato durante il periodo dei suoi lavori, com'è accaduto aMa Costituente italiana, tuttavia la Costituzione rimaneva pur sempre la più avanzata di quei tempi. Ma l'Assemblea nazionale eletta dopo l'entrata in vigore della Costituzione, aveva segnato un ritorno offensivo dei ceti conservatori e non si era sentita affatto vincolata dalla Costituzione. [...]

Abbiamo avuto in Italia lo stesso arretramento dalla Resistenza alla Costituente, dalla Costituente al Parlamento successivo. \ rapporti di forza del 1948 non erano quelli del 1945 e nemmeno quelli del 1946. Alla Costituzione scritta è venuta sostituendosi una Costituzione di fatto assai diversa. Dobbiamo concludere che, mutato II rapporto delle forze, la Costituzione non serve più a nulla? Certo, è vero quello che Marx e Lassalle ci insegnano: se non si muta quel rapporto di forza, I testi costituzionali servono a poco. Sotto questo profilo sarebbe, peggio

che ingenuo, colpevole, considerare la Costituzione come una conquista definitiva. Ma sarebbe anche peggio che erroneo, colpevole, sottovalutare il significato morale e politico della Costituzione, la forza che si sprigiona dal fatto che essa esiste, che contiene certi principi, che è stata il frutto di tanti sacrifici passati ed è oggi un punto di riferimento di tante speranze avvenire. Certo, per realizzarla bisogna mutare il rapporto delle forze. Ma anche la Costituzione è una forza, e tanto più lo diventerà se gli italiani mediteranno l’altro insegnamento di Làssalle ai suoi ascoltatori nello stesso discorso: " Voi tutti pur siete una parte della Costituzione ” ».

Bibliografia: Amorth, La Costituzione italiana, Milano, 1948; Autori diversi, Studi sulla Costituzione, Milano, 1958 (5 volumi); Autori diversi, Commentario sistematico alla Costituzione italiana diretto da P. Calamandrei e A. Levi, Firenze, 1950 (2 volumi); L. Basso, Il Principe senza scettro, Milano, 1958; G. Baschieri, L. B. Degli Espinosa e G. Giannattanasio, La Costituzione italiana, Firenze, 1949; P. Calamandrei, La Costituzione inattuata, Roma, 1956.

Cotti, Giovanni

N. ii 17.11.1897 a Orzinuovi (Brescia), caduto in combattimento in Francia IM 1.12.1943. Militante comunista, allo scoppio della guerra di Spagna accorse volontario nelle Brigate Internazionali. Internato, dopo x il rientro in Francia, nel campo di ^ concentramento del Vernet, venne qui prelevato dai tedeschi, destinato a essere deportato in Germania. Riuscito ad evadere durante il viaggio, rientrò in Francia e si unì alle forze della Resistenza. Comandante di un reparto di Francstireurs partisans del dipartimento della Corrèze, diede la vita in co[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 696

Brano: [...]ne in aula ebbe inizio il 4 marzo successivo e terminò il 22 dicembre, dopo 170 sedute nel cui corso vennero esaminati 1.663 emendamenti dei quali 292 furono approvati, con 1.090 interventi, 23 votazioni per appello nominale e 43 a scrutinio segreto — dati indicativi della passione e della serietà con la quale fu affrontata e condotta a conclusione questa alta imprésa civile, senza precedenti nella storia della nazione italiana.

Lineamenti della Costituzione La Costituzione consta di 139 ar

ticoli più 18 norme transitorie e finali, il tutto distribuito in due parti dedicate rispettivamente ai principi fondamentali e ai diritti e doveri dei cittadini la prima, e la seconda all’ordinamento della Repubblica. La Costituzione delinea uno Stato ampiamente decentrato, nel quale, ai tradizionali istituti di democrazia rappresentativa, si intrecciano nuovi istituti di democrazia diretta. Per quanto si riferisce al decentramento, il Parlamento, costituito da due Camere fornite di uguali poteri e affiancate a titolo consultivo da una terza assemblea form[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 697

Brano: [...]di uscita e di entrata nel territorio della Repubblica (art. 16), di riunione senza armi (art. 17), di associazione che non sia segreta e militare (art. 18) , della professione della propria fede religiosa e della sua propaganda (articolo 19), della manifestazione del proprio pensiero con ogni mezzo di diffusione (art. 21), delta difesa in ogni grado e stato di giudizio (articolo 24). A questi diritti, ereditati dai sistemi democratici borghesi, la Costituzione repubblicana ha aggiun to il diritto al lavoro (art. 4), il diritto di sciopero (art. 40) e il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende (art. 46), che sono espressivi della particolare ispirazione sociale cui essa ha attinto.

Questa ispirazione si manifesta ed estrinseca in modo ancora più sensibile nelle norme che, sotto specie di rapporti eticosociali ed economici, indicano gli obiettivi che la Costituzione propone all’opera rinnovatrice dello Stato. È questa la parte cosiddetta programmatica della Costituzione, nella quale sono da rilevarsi i punti relativi alla parità dei coniugi nel matrimonio non indissolubile (art. 29), alla piena tutela giuridica e sociale dei figli nati fuori del matrimonio (art. 30), all’assistenza sanitaria gratuita per gli indigenti (art. 32), all’obbligo e alla gratuità della scuola di otto anni (artv 34) ; e poi alla corrispondenza della retribuzione alla quantità e qualità del lavoro prestato, sempre comunque tale da assicurare un’esistenza libera e dignitosa (art. 36), fatta salva la piena parità per la donna (art. 37); all’assistenza e al mantenimento per gli inabili [...]

[...]nna (art. 37); all’assistenza e al mantenimento per gli inabili al lavoro (art. 38); al riconoscimento e alla garanzia deM'iniziativa economica privata e della privata proprietà, ma sotto osservanza della loro funzione sociale (artt. 41 e 42), con possibilità di esproprio e di nazionalizzazione (art. 43), nonché, nei confronti della proprietà terriera, di obblighi, vincoli e anche limitazioni nella sua estensione (art. 44).

In queste norme della Costituzione sono riprese, con investitura di legalità, le mete immediate cui tendono nella epoca storica e nel loro moto progressivo le grandi masse laboriose, ma contro le quali, nel corso del secolo, in vario modo e

con diversa sorte si sono drizzate le forze della conservazione sociale, spesso abbandonando il terreno di quella legalità che esse stesse avevano definito di garanzia dei propri interessi quando ad esse spettava il ruolo di propulsione della società nazionale, giungendo fino ad imporre nel modo più brutale la propria dittatura.

Avendole battute nella lotta contro il fascismo e nella [...]

[...] spesso abbandonando il terreno di quella legalità che esse stesse avevano definito di garanzia dei propri interessi quando ad esse spettava il ruolo di propulsione della società nazionale, giungendo fino ad imporre nel modo più brutale la propria dittatura.

Avendole battute nella lotta contro il fascismo e nella guerra partigiana, le masse laboriose hanno riscoperto il potenziale rivoluzionario di una democrazia che sia da esse presidiata. E la Costituzione repubblicana ha dato vita e sanzione a questa democrazia, la cui piena attuazione, nell’esercizio conseguente dei diritti di libertà, può aprire la strada ad una marcia pur sempre difficile e contesa, di avvicinamento al socialismo.

U.Te.

Giudizi sulla Costituzione

Il professore Giorgio BalladorePallieri, ordinario di Diritto internazionale all’Università Cattolica di Milano, in uno studio sulla Costituzione italiana (Foro Padano, 2.2.1954) ha scritto: « A chi chiedesse quale applicazione abbia avujo la Costituzione durante la prima legislatura del parlamento repubblicano italiano, si è tentati di riassumere in una sola parola la sconfortante risposta: nessuna. Carenza del legislatore che non ha dato le leggi necessarie perché la Costituzione fosse attuata; carenza degli organi di governo che non hanno preso gli opportuni provvedimenti affinché gli organi legislativi funzionassero a dovere e affinché nei limiti dei loro poteri la Costituzione fosse lealmente osservata; carenza della Magistratura che ha adottato un atteggiamento retrivo, cercando ogni pretesto per non applicare le norme nuove, e che ha continuato nella vecchia abitudine, contratta durante il fascismo, di mostrarsi troppo prona ai desideri del governo.

[. . .] Credo che si possa con buon fondamento asserire che chi avesse sott’occhio i vecchi testi costituzionali italiani da un lato e la nuova Costituzione dall'altro, e ignorasse l’epoca in cui furono emanati, ed esaminasse l'attuale pratica italiana concluderebbe con tutta certezza, salvo la forma repubblicana, [...]

[...] . .] Credo che si possa con buon fondamento asserire che chi avesse sott’occhio i vecchi testi costituzionali italiani da un lato e la nuova Costituzione dall'altro, e ignorasse l’epoca in cui furono emanati, ed esaminasse l'attuale pratica italiana concluderebbe con tutta certezza, salvo la forma repubblicana, che quelli attualmente in vigore sono i vecchi testi, non il nuovo ».

Piero Calamandrei ha scritto, in « Costituzione inattuata »: « La Costituzione è un programma politico di rinnovamento sociale che il popolo italiano ha il diritto di vedere attuato nelle vie legali: questa è la grande conquista, del là quale tutti gli italiani sono debitori alla Resistenza. [...] Qualcuno avrebbe voluto che si desse alla Costituente non solo il compito di ricostruire in forma repubblicana le strutture dello Stato, ma anche quello di deliberare almeno alcune fondamentali riforme di carattere economicosociale, che rappresentassero l’inizio di una trasformazione della società in senso progressivo; avrebbe

voluto cioè che la nuova Costituzione dovesse e[...]

[...]ne fuori il compromesso: tutti parvero concordi (o almeno la grande maggioranza, formata dall’incontro dei grandi partiti) nella condanna del tipo di plutocrazia capitalistica dalla quale era nato il fascismo, e nel riconoscere la necessità di un profondo rinnovamento delle strutture economiche della società italiana. Ma questa apparente accondiscendenza da parte delle destre a inserire tale riconoscimento, meramente astratto e programmatico, nella Costituzione, fu condizionata a che le sinistre rinunciassero ad ogni, tentativo anche parziale di attuazione immediata di quella trasformazione sociale vagheggiata (e quasi si direbbe sognata) per l’avvenire, e accettassero di procedere a questa trasformazione mediante graduali riforme proiettate nel futuro, da concretarsi in leggi ordinarie attraverso i metodi legalitari della democrazia parlamentare. Così come già fu osservato, per compensare le forze di sinistra di una rivoluzione mancata, le forze di destra non si opposero ad accogliere nella Costituzione una rivoluzione promessa.

[...] Vi è nella[...]

[...]tuazione immediata di quella trasformazione sociale vagheggiata (e quasi si direbbe sognata) per l’avvenire, e accettassero di procedere a questa trasformazione mediante graduali riforme proiettate nel futuro, da concretarsi in leggi ordinarie attraverso i metodi legalitari della democrazia parlamentare. Così come già fu osservato, per compensare le forze di sinistra di una rivoluzione mancata, le forze di destra non si opposero ad accogliere nella Costituzione una rivoluzione promessa.

[...] Vi è nella Costituzione una lacuna ancora più grave: quella che si riferisce alle leggi sociali. Questa è la discordanza più angosciosa e più tragica fra le sopravvivenze del passato e le promesse dell’avvenire. La Costituente non potè portare a compimento entro i termini prefissi tutti i suoi lavori: non potè neanche affrontare quelle prime riforme sociali su cui allora tutti parevano concordi, la riforma agraria, la riforma industriale, la riforma tributaria, il pane per tutti, la dignità per tutti. Allora ci si mise d’accordo per fare almeno un programma, per* fissare una serie di propositi e di impegni; accanto [...]

[...] La Costituente non potè portare a compimento entro i termini prefissi tutti i suoi lavori: non potè neanche affrontare quelle prime riforme sociali su cui allora tutti parevano concordi, la riforma agraria, la riforma industriale, la riforma tributaria, il pane per tutti, la dignità per tutti. Allora ci si mise d’accordo per fare almeno un programma, per* fissare una serie di propositi e di impegni; accanto ai diritti politici, si iscrissero nella Costituzione i diritti sociali ed economici ».

Paimiro Togliatti, nel suo rapporto al VI Congresso del P.C.I. (gennaio 1948), parlando della debolezza del movimento democratico italiano ebbe a dire: « Questa debolezza si riflette del resto nella nostra Costituzione, la quale per una parte, per la prima parte soprattutto, è una Costituzione dj un tipo nuovo, che non si limita a registrare trasformazioni politiche già avvenute, ma indica una strada che dovrebbe essere seguita per operare profonde trasformazioni di carattere economico e sociale; indica la



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 648

Brano: [...]ra riaprire la questione romana (...).

La Repùbblica che abbiamo fondato avrà un senso e un significato se continuerà, superandolo, il Risorgimento, non se tornerà indietro su quello che è stato acquisito dal Risorgimento ».

L’adesione comunista

« Questo è il punto da cui dobbiamo partire — disse nello stesso giorno (25.3) Togliatti nella sua dichiarazione di voto, questa volta motivando l’adesione comunista all'inserimento dei Patti nella Costituzione e sottolineando il carattere essenzialmente ” politico " di tale decisione — dal momento che tutte le questioni da noi precedentemente sollevate sono state sempre subordinate a una esigenza fondamentale, quella di non turbare la pace religiosa del nostro paese. Nel 1929, quando i Patti Lateranensi furono firmati, non c’è dubbio che, nonostante tutto il precedente lavorio preparatorio compiuto da uomini politici di marca democratica e di fede liberale, non c’è dubbio che l’accordo concluso in quel momento fece veramente pesare sul nostro paese — permettetemi l’espressione romantica — l’ombra f[...]

[...]do, Nitti e Bonomi); votarono contro 149 (socialisti, repubblicani, azionisti, demolaburisti e alcuni liberali). I voti dei comunisti (93) non furono determinanti, perché anche senza di essi l’articolo sarebbe stato approvato, seppure di stretta misura.

Il voto comunista fu un voto politico e comunque possa essere giudicato non può sostenersi che esso abbia compromesso la sovranità dello Stato e tradito i valori del laicismo. Vi fosse o no nella Costituzione il richiamo ai Patti Lateranensi, l’invadenza politica clericale ci sarebbe ugualmente e forse in misura maggiore, se a presidio della sovranità dello Stato venisse a mancare l’unità delle forze popolari. Questa unità è la garanzia più sicura di tutte le libertà civili e religiose, e nella misura in cui essa è larga e operante può indurre la Chiesa ad accettare le leggi dello Stato e ad adeguarsi alle esigenze democratiche e alle aspirazioni di tutto il popolo. Le norme dei Patti Lateranensi sono senza dubbio in contrasto con alcuni principi fondamentali della Costituzione, ma il richiamarle [...]

[...] se a presidio della sovranità dello Stato venisse a mancare l’unità delle forze popolari. Questa unità è la garanzia più sicura di tutte le libertà civili e religiose, e nella misura in cui essa è larga e operante può indurre la Chiesa ad accettare le leggi dello Stato e ad adeguarsi alle esigenze democratiche e alle aspirazioni di tutto il popolo. Le norme dei Patti Lateranensi sono senza dubbio in contrasto con alcuni principi fondamentali della Costituzione, ma il richiamarle proprio nella Costituzione democratica e repubblicana significa accettare quei Patti soltanto per quel che di realistico rappresentano e cioè quale espressa volontà di non turbare la pace religiosa; significa altresì prospettare (nel momento stesso in cui vengono richiamati nella Costituzione) la necessità della loro revisione per adeguarli alla Costituzione stessa e togliere da essi quella parte di contenuto lesivo dei valori della democrazia e della sovranità dello Stato.

Bibliografia: Atti deli’Assemblea Costituente, marzo 1946; P. Calamandrei, La Costituzione Italiana, Firenze, 1950; A. Gramsci, Il Vaticano e l'Italia, Roma, 1967.

P.Se.

Concordia sulla Secchia

Comune di circa 10.000 abitanti (3.000 nel capoluogo) in provincia di Modena, Concordia fu uno dei principali centri dell’antifascismo e della Resistenza modenesi.

Tra coloro che svolsero attività clandestina anche prima del 25 luglio 1943 si ricordano il comunista Arturo Galavotti e il prof. Roberto Serrachioli, legato al movimento di « Giustizia e Libertà ». Subito dopo I'8 settembre sorsero anche in questa zona il C.L.N., i primi gruppi gappisti e, più tardi, le S.A.P.. Lo svi[...]


Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine La Costituzione, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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